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29 ottobre 2002
 
Cantiere by night

L'ultima volta che ero stato al Tenax di Firenze c'erano i Bauhaus (o i Wall of Voodoo?... un sacco di tempo fa, comunque). Domenica sera ci sono tornato per il concerto di Thione Seck e i Ram Dann, cantante e musicisti senegalesi.

disco.jpgVoce fuori campo: "Questo che c'entra con l'edilizia?"
C'entra, perché le discoteche sono uno spazio architettonico a/sociale che gli umani fruiscono e modificano con la loro presenza vivificante/insignificante.
V.f.c.: "Ah!"


Mollai le discoteche quando le ultime sacche di resistenza capitolarono sotto gli attacchi dell'unz-unz-unz-unz. Oggi l'unico contatto che ho con quel mondo è il rimbombo dei bassi che mi molesta nelle notti d'estate da qualche chillometro di distanza. Posso solo immaginare il carnaio violentato dai decibel e l'atmosfera irreale di luci e sostanze psicotrope assortite.
Immagino anche che la voglia di ballare sia tra le motivazioni meno importanti che spingono i ragazzi a frequentare quelle che una volta si chiamavano "sale da ballo". Supposizioni, ripeto...

Il Tenax non è cambiato. Il tunnel nero d'ingresso col portone d'acciaio grezzo, il ballatoio che sovrasta la pista e il palco.
Dentro ci sono già parecchi senegalesi. Il look è vario, dal businness-man in grigio al gonnellone tradizionale, con prevalenza di casual metropolitano tendente al rapper. Anche tra sconosciuti i saluti sono molto calorosi. Gli italiani sono pochissimi e provo la piacevole sensazione di essere in viaggio all'estero.
Quando il concerto inizia (con appena due ore di ritardo) la sala è gremita.
Il primo pezzo strumentale mi fa temere il peggio: potrei descriverlo come una versione sconclusionata e piuttosto stonata della Premiata Forneria Marconi (rendo l'idea?). Anche il pubblico non gradisce.
Poi entrano in scena i tamburi, Thione Seck comincia a cantare e l'energia esplode.
Io sono sempre stato sensibile al suono dei tamburi. I tamburi, non i fottuti bonghetti che mi hanno avvelenato la giovinezza (anche le cornamusa mi fanno venire la pelle d'oca ma questo è un altro discorso). Questi sono tamburi-tamburi che scompigliano le viscere e fanno vibrare l'anima. Tastiere, chitarra e basso scompaiono in sottofondo, solo la voce di Seck sovrasta il ritmo irresistibile delle percussioni, in brani lunghi 10-15 minuti. Ma il vero spettacolo lo fanno i senegalesi del pubblico: ballano tutti e ballano tutti benissimo. Sulla pista, sul palco o affacciati al ballatoio si esibiscono in "numeri" stupefacenti di agilità e grazia. Le donne, altere come regine fino a un attimo prima, si scatenano ancora di più.
Gioia di ballare e di stare insieme allo stato puro. Davvero una bella serata, qui a Dakar.






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